mercoledì 9 luglio 2008

Torce a Porto Marghera..il tramonto più bello del mondo.

Avviso comparso sul portale del Comune di Venezia

Attivate le torce di Porto Marghera [09 Luglio 2008, 20:30] Livello di emergenza: Codice Verde Data ed Ora della notizia: 09 Luglio 2008, 20:30 La Protezione civile del Comune di Venezia, sentiti i Vigili del Fuoco, comunica che l'evento visivo in corso è dovuto a uno sfiaccolamento delle torce presso lo stabilimento Polimeri Europa dovuto ad un blocco del processo di cracking causato da una improvvisa mancanza di vapore. Non si tratta, pertanto, di un incendio a impianti e/o depositi. Sul posto sono presenti i Vigili del Fuoco. Seguiranno ulteriori aggiornamenti.
La combustione in fiaccola si sta riducendo [09 Luglio 2008, 21:06] Livello di emergenza: Codice Verde Data ed Ora della notizia: 09 Luglio 2008, 21:06 La Protezione civile rende noto che lo sfiaccolamento in torcia si va via via estinguendo: una delle due torce è quasi spenta mentre anche l'altra sta riducendo la combustione.Seguiranno ulteriori aggiornamenti.
Fine evento [09 Luglio 2008, 21:35] Livello di emergenza: Codice Verde Data ed Ora della notizia: 09 Luglio 2008, 21:35 La Protezione civile del Comune di Venezia, sentiti i Vigili del Fuoco, rende noto che l'evento visivo che ha interessato due fiaccole di Polimeri Europa, nell'area del sito industriale di Porto Marghera, è concluso. E' stata infatti riattivata l'erogazione di vapore all'impianto di cracking che ha comportato, di conseguenza, il quasi totale spegnimento delle torce. Sul luogo restano i tecnici e le squadre dei Vigili del Fuoco. L'Arpav ha attivato i sistemi di rilevazione del Simage ed è anch'essa operativa sul territorio con i propri tecnici per monitorare le eventuali ricadute di prodotti della combustione.Non seguiranno ulteriori comunicati

La nube che si è alzata da Porto Marghera in seguito all'accensione delle torce. Eventuali ricadute di prodotti della combustione? Fotografia scattata alle 21.12 del giorno 09/07/2008

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Mestre e Marghera sono due città a vocazione turistica bellissime da visitare, piene di imprevisti...come in questo caso l'accensione delle torce.....se siete fortunati potrete assistere a qualche incidente industriale ed assaporare nell'aria l'odore "doc" dello smog prodotto in gran parte dalla Tangenziale di Mestre che da noi acquista quel frizzantino che lo rende unico in tutto il mondo, perchè si mescola all'inquinamento decennale di Porto Marghera. Qui da noi, l'inquinamento non è improvvisato, ma è consolidato da anni e svariate aziende si sono adoperate negli anni esercitandosi nell'inquinamento della laguna. Alcuni tra gli abitanti di Mestre e Marghera, i più "primitivi" e restii al cambiamento, incredibilmente rinunciano alla vita, decidendo di morire ammalandosi di cancro, come alcune persone conosciute personalmente da chi vi parla, negandosi quindi la possibilità di assistere a questo straordinario spettacolo che l'ingegno umano ci regala tutti i giorni: Il tramonto di Porto Marghera..tra i più rossastri...per i bagliori delle fiaccole... con colori unici nel suo genere dovuti alle polveri sottili nell'aria che donano sfumature introvabili.

Il mio sentito grazie a tutti coloro che in questi anni hanno lavorato e si sono adoperati per rendere questo tramonto sempre più bello. Mestre e Marghera così come sono state concepite sono due città bellissime dove finalmente siamo riusciti a sconfiggere per sempre la Natura (nemica dell'uomo), e finalmente non vedremo più quei campi di grano..che sapevano regalare al Veneto solo polenta e osei. Adesso però mi raccomando puntiamo sul turismo per queste due città...le cose belle e uniche vanno condivise.

Non è uno spettacolo?

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sabato 27 ottobre 2007

Vajont e Petrolchimico di Marghera: morire in Veneto all'improvviso o lentamente.


Un binario divelto dalla furia delle acque. Vajont, 1963. Siamo più forti noi o la natura?

Le caratteristiche salienti che accomunano i due tra i più gravi disastri umani ed ecologici della nostra Repubblica, sono incredibilmente tanti e principalmente sono questi:
1) L'essere stati voluti ed ideati dal medesimo capitano d'industria, uomo di spicco del regime fascista;
2) Aver causato migliaia di morti;
3) Aver sfruttato impropriamente o inquinato uno dei quattro elementi della terra, l'acqua, ed esser stati due tra i più gravi disastri ambientali della nostra repubblica.

Per quanto riguarda la tragedia del Vajont consiglio la visione del film capolavoro italiano Vajont, del sito internet http://www.vajont.net/ , della denuncia civile di Marco Paolini http://vajont.org/vajont_static/paolini.html
Per quanto riguarda il disastro del Petrolchimico consiglio il sito dell'associazione Gabriele Bortolozzo http://agb.provincia.venezia.it/bortolozzo/gabriele.htm
Uno dei momenti più belli , tratto dal Film "Vajont"
video
Questo articolo è tratto dalla tesi di laurea "Paesaggio della Gronda lagunare della Laguna Nord" di Sciretti Alberto

L’idea iniziale di un porto industriale in terraferma, cominciò a prendere forma alla fine del XIX secolo, dopo che a Venezia si era ormai capito che lo sviluppo di un moderno sistema industriale e portuale, indispensabile alle sorti economiche della città, e peraltro in essa già presente, poneva problemi insormontabili di accessibilità e di compatibilità con il tessuto urbano esistente [1]. Porto Marghera sorse concretamente nel 1917 da un’ idea di Giuseppe Volpi [2], e cioè quella della ‘grande Venezia’, industriale e moderna, frutto di ‘genialità’; costui rappresentava perfettamente l’espressione della cultura coraggiosa e spregiudicata dei capitani d’industria moderni, ignari dei rischi connessi all’evocazione delle forze sconosciute del progresso. Quando si pensa a Giuseppe Volpi come ad un d’annunziano uomo d’azione, ispirato da ideali protesi al bene della comunità, non si conosce probabilmente fino in fondo, il conflitto d’interessi insito nella volontà del Volpi di creare un distretto industriale in questa fascia delle gronda lagunare; Volpi che aveva a disposizione una abbondante liquidità di denaro, profitti eccezionali ottenuti con la guerra, dalle principali imprese energetiche e metallurgiche italiane, fu a lungo presidente della S.A.D.E. (Società Adriatica di Elettricità) [3], da lui costituita nel 1905. Aveva dunque tutto l’interesse perché nascesse un distretto industriale a cui poter fornire in seguito l’elettricità, in regime di monopolio. Se il Petrolchimico si è rilevato il più grave disastro ambientale di sempre della storia italiana, non è stato da meno, la costruzione da parte della stessa S.A.D.E., della diga del Vajont [4], pensata negli anni '40, ma realizzata solo alla fine degli anni '50 [5].

---------------Note-------------

[1] Divenuto ben presto necessario l'ampliamento della Stazione Marittima, si sviluppò un ampio dibattito dal quale emerse già nel 1902, ad opera di Luciano Petit, l'idea rivoluzionaria e decisiva per l'avvenire della città, di un nuovo porto in terraferma. Camillo Pavan, Porto Marghera, le origini , ristampa anastatica, dalla rivista “Le Tre Venezie”, giugno 1932. (http://www.camillopavan.it/)
[2] Lettera di Giuseppe Volpi al direttore di “Le tre Venezie”, Palazzo San Beneto, Venezia 24 maggio 1932.
[3] La S.A.D.E., a cui partecipavano alcuni personaggi del mondo economico veneziano, iniziò la sua attività di elettrificazione, acquistando alcuni impianti a Belluno, Cividale e Palmanova. Nel giro di pochi anni, grazie anche all'opera dell' ingegnere Achille Gaggia, chiamato dal Volpi a dirigere tecnicamente la società, attraverso una politica di acquisizione di piccole centrali locali, giunse a controllare un' area che andava dai confini orientali del paese fino a Verona e a Bologna. A metà degli anni '20, la S.A.D.E. aveva già raggiunto una dimensione di primo piano tra i grandi gruppi elettrici italiani. Anche se la produzione idroelettrica fu a lungo dominante (circa 320.000 KW alla fine degli anni '30), la S.A.D.E. era dotata di una serie di centrali termiche nel Veneto a Venezia, Padova, Soria (VR), nel Friuli e in Emilia Romagna. L'impegno maggiore nel settore termico, si ebbe tuttavia tra 1926 e il 1930, quando fu realizzata la grande centrale a carbone e nafta di Porto Marghera con una potenza di 57.000 Kw. L'impianto era stato chiaramente programmato da Volpi in relazione allo sviluppo del polo industriale di Marghera, di cui fu uno dei principali promotori (nel polo erano presenti industrie chimiche, elettrochimiche ed elettrometallurgiche con aziende come la Montecatini, la Vetrocoke, la Società Anonima Veneta Alluminio e più tardi l'AGIP). La stessa SADE era presente in alcune industrie metallurgiche come la San Marco e la Metallurgica Feltrina. Nel 1944, dopo l'arresto e la fuga di Giuseppe Volpi in Svizzera, per i suoi stretti legami con il governo fascista, la presidenza della S.A.D.E. passò ad Achille Gaggia, uomo di fiducia di Giuseppe Volpi. (http://www.enel.it)
[4] Vajont è il nome del torrente che scorre nella valle di Erto e Casso per confluire nel Piave, nei pressi di Longarone e a Castellavazzo, in provincia di Belluno. La storia di queste comunità venne sconvolta dalla costruzione della diga del Vajont, che determinò la frana del monte Toc nel lago artificiale. La sera del 9 ottobre 1963 si elevò una giganteca ondata, che seminò ovunque morte e desolazione. La stima più attendibile è, a tutt'oggi, di 1910 vittime. Sono stati commessi tre fondamentali errori umani che hanno portato alla strage: l'aver costruito la diga in una valle non idonea sotto il profilo geologico; l'aver innalzato la quota del lago artificiale oltre i margini di sicurezza; il non aver dato l'allarme la sera del 9 ottobre per attivare l'evacuazione in massa delle popolazioni residenti nelle zone a rischio di inondazione. Fu aperta un'inchiesta giudiziaria. Il processo venne celebrato nelle sue tre fasi dal 25 novembre 1968 al 25 marzo 1971 e si concluse con il riconoscimento di responsabilità penale per la previdibilità di inondazione e di frana e per gli omicidi colposi plurimi. Ora Longarone ed i paesi colpiti sono stati ricostruiti. La zona in cui si è verificato l'evento catastrofico continua a parlare alla coscienza di quanti la visitano attraverso la lezione, quanto mai attuale, che da esso si può apprendere. (http://www.vajont.net/ - Sito ufficiale a cura del Comune di Longarone)
[5] Il 30 gennaio 1929, la S.A.D.E. di Giuseppe Volpi chiese la concessione di derivazione del torrente Vajont per la produzione di energia elettrica, corredata dal progetto dell'ingegnere Carlo Semenza. Il 22 giugno del 1940, la S.A.D.E. del capitano d'industria Giuseppe Volpi chiese al Ministero dei lavori pubblici l'autorizzazione per utilizzare i deflussi del Piave, degli affluenti Boite, Vajont e altri minori, nonchè la costruzione di un serbatoio della capacità di 50 milioni di metri cubi creato mediante la costruzione nel Vajont, presso il ponte del Colombèr, di una diga alta 200 metri. Il 15 ottobre 1943 Giuseppe Volpi, nella sua qualita' di ministro dell'Industria in carica, grazie alla confusione di quei giorni di una Roma allo sbando, convoca e ottiene per la sua S.A.D.E. il voto favorevole del Consiglio Superiore Fascista dei Lavori Pubblici: alla riunione sono presenti 13 componenti sull'organico dei 34, dunque senza che neanche aver raggiunto il numero legale. Gli scavi, iniziarono nel settembre 1956 senza autorizzazione, e la diga fu pronta nel 1960.

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