martedì 5 febbraio 2008

Christopher Mccandless: "la felicità è tale solo se condivisa"

Autoscatto di Christopher Mccandless
Una frase sottolineata da Chris nel libro "La felicità familiare" di Lev Tolstoj: “Volevo il movimento, non un esistenza quieta, volevo l’emozione, il pericolo, la possibilità di sacrificare qualcosa al mio amore. Avvertivo dentro di me una sovrabbondanza di energia, che non trovava sfogo, in una vita tranquilla
Particolare della foto di Christopher Mccandless
Christopher Mccandless, era un giovane di 24 anni, quando morì di stenti nelle sperdute terre dell'Alaska. Ha lasciato come testamento questa istantanea, una fotografia ottenuta con l'autoscatto, con la quale bisogna confrontarsi; le gambe accavallate ed una postura rilassata, una camicia di lana spessa o flanella a quadri, gli stivali, la barba incolta ed i capelli disordinati del viaggiatore, l'espressione serena, un sorriso eterno di chi guarda alla macchina fotografica con l'intenzione di lasciare un ricordo sereno; quante volte si indossiamo vestiti scargianti per attirare l'attenzione, colori spesso ottenuti attraverso processi chimici di lavorazione industriale? Eppure i colori tenui della terra che indossava Mccandless, attirano per la loro semplicità e si confondono perfettamente con il contesto ambientale in cui si trovava, compreso quel bus 142, che per tanti giorni lo ha riparato dal freddo e dalle tormente di neve. Christopher Mccandless, cercava a tal punto di confondersi con Madre Natura, di mimetizzarsi, di essere un tutt'uno, che ha pagato con la vita, diventando cenere e ritornando polvere.
Davanti a questa fotografia, ogni coscienza si confronta volente o meno con i temi ancestrali della libertà dell'essere umano e della sua autenticità; quante persone in carriera, dal dirigente all'operaio sono tanto infelici tanto più sono permeati dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo; certo quest'ultimi sembrano assicurare una pace dello spirito, una agiatezza, che sono però il principio della fine. La vita scorre. Christopher, complice la giovane età e sicuramente una sensibilità rara, non ha accettato il compromesso, che una società come la nostra ormai pretende ed impone, non ha permesso al compromesso di annientarlo, ma ha portato fino agli estremi il pensiero spartano per il quale, i soldi, le comodità, le agiatezze, indeboliscono e rendono impuro l'uomo.
Christopher nella fotografia, non ha l'aria di uno che ha posizionato la macchina fotografica con l'autoscatto ed ha corso trafelato per mettersi in posa, prigioniero di quei 10 secondi che si hanno a disposizione. Non si spiegherebbe la posizione con le gambe a cavalcioni. Non è prigioniero neanche del tempo, è libero da qualsiasi schema e dai ritmi frenetici. Ammesso che sia veramente un autoscatto, sembra che la fotografia sia stata scattata in modo impersonale.
La morte è tragicità, ma è anche un evento improcrastinabile per tutti; Christopher l'ha affrontata serenamente prima degli altri, inconsapevole del fatto che più cercava come un eremita l'assoluta pace dei sensi e dello spirito nelle sperdute lande dell'Alaska, e tanto più avrebbe fatto poi eco la sua storia, echeggiata in un libro e in un film, Into the Wild, in questi giorni nella sale cinematogragiche. Forse avrebbe voluto vivere e la giovane età l'ha tradito, forse quella fotografia era stata scattata per essere mostrata di persona a sua madre dopo un lungo abbraccio, forse è il saluto consapevole di chi ha capito che è finita; ma questa è una curiosità, tipica di chi vede un film; soltanto Christopher conosce la verità, ed il suo cuore, che ora batte in chi ora legge la sua storia, conosceva la leggerezza del vento, la maestosità delle montagne, la purezza dell'acqua e della neve cristallina, lo spettecolo di un fazzoletto di terra ancora incontaminato.
In questi anni, connotati proprio da una contagiosa mediocrità delle persone nel loro animo, standardizzato dai mass media, uomini d'azione senza scrupoli, stanno rovinando questo pianeta, con politiche insostenibili per la terra e per le persone sensibili che ancora la abitano. Sono loro ad aver ucciso Christopher; è da loro che Christopher scappava. Cercava l'autenticità di un rapporto sano con la natura, un dialogo con essa, impossibile li dove colate di cemento e tempeste di insegne pubblicitarie impediscosco la ricerca della verità. In fondo la vita, se è vera è per forza avventurosa, a meno che non si stia comodi sempre sotto lo stesso sole e lo stesso focolare, e se è avventurosa, allora diventa proprio come quella partita a scacchi con la morte che si gioca nel film di I. Bergman "Il Settimo Sigillo" di cui vi propongo ora la parte in questione.

video

Giocheresti a scacchi con la Morte rischiando continuamente di perdere la tua vita pur di difendere la tua autenticità, la tua purezza, in una eterna ricerca di nuove verità?
Christopher l'ha fatto, e la Morte l'ha sopraffatto. Ha apparentemente "perso" con il sorriso sulle labbra, dando però all'Uomo l'occasione di meditare sul perchè i nostri figli, giocano partite più grandi di loro, come un branco di balenottere che si vanno ad arenare, morendo inspiegabilmente sulla spiaggia. Cosa stiamo facendo di noi, cosa stiamo facendo di questo pianeta.
Christopher, proprio verso la fine della sua esistenza, conquista una verità disarmante per la sua semplicità: la felicità è tale, solo se condivisa; ed allora in un inno alla vita, è giusto vedere nella foto che ci ha lasciato Christopher, la volontà di condividere la sua gioia con tutti coloro che avessero potuto un giorno vedere quella foto... ed io per questo gliene sono grato.
Per la storia completa di Christopher Mccandless clicca qui

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3 Commenti:

Alle 31 luglio 2008 16.41 , Anonymous Anonimo ha detto...

Tutto molto intelligente e affascinante, tranne le improbabili tempeste di neve da cui si sarebbe riparato nel bus , essendo l'avventura-tragedia svoltasi in estate.

Paolo

 
Alle 10 novembre 2009 14.08 , Anonymous Anonimo ha detto...

ho visto ieri sera il film

L'ho trovato di una bellezza estrema. Ottima la regia le interpretazioni ed una grande fotografia.
Ma la storia che racchiude prevale su tutto. C'è tutto lo spirito dell'esistenza umana.
La ricerca della felicità della verità tutto tramite la ricerca della natura più estrema ed incontaminata.
Di certo non avrebbe voluto morire così, non credo che il suo intento era quello di sparire per sempre, però il destino ha voluto così. Non ha vissuto tanti anni ma li ha vissuti tutti.
Un saluto... ovunque tu sia.

 
Alle 12 febbraio 2010 08.43 , Anonymous RICCARDO BALLONI ha detto...

FILM MOLTO BELLO CURATO TANTO NELLA PARTE FOTOGRAFCA,UNA STORIA ICREDIBILE. UN UOMO CONTRO LA NATURA CHE POI SE LO PRENDE NELLA SUA CUDELE SPIETATEZZA.100 DI QUESTI FILM E UN GRANDE OMAGGIO A CHRISTOPHER MCCANDLESS.

 

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