martedì 10 febbraio 2009

Kuki Gallmann, all'ombra dell'acacia il GIFT di vedere, di sentire e di comunicare

Questo post è in continua evoluzione, essendo frutto della contemporanea lettura dei libri di Kuki Gallmann nei quali scelgo dei passaggi che sento di condividere; questo articolo, nonostante comprenda anche citazioni testuali dalle opere della scrittrice, in nessun mondo può compensare l'emozione che solo la lettura in prima persona di una delle sue biografie può dare.
Cercare Kuki Gallmann significa fare un download dell'Africa: nei suoi libri il vento viaggiatore, che ha sorvolato pianure e vulcani spenti, laghi preistorici e savane punteggiate di branchi d'animali selvaggi, si sente veramente con il suo profumo di polvere e foresta, sterco e resina. Il punto di vista è quello di una veranda in un ranch nel centro dell'Africa, con vicino un camino in cedro rosso di foresta e pietra di lava e di un'aquila, l'uccello del sole, che si libra nel puro cielo scrutando crateri incontaminati e canaloni fitti dove scorrono imperterrite le cascate; i cani dormono sui tappeti sognando cacce interminabili.
I grandi ranch privati della Laikipia, la regione anticamera delle zone incontaminate lungo la frontiera settentrionale del Kenya; in uno di queste fattorie, precisamente a Ol Ari Nyiro (lett. Il luogo delle sorgenti scure), vive Miss. Kuki Gallmann, a cui l'Africa ha tolto tragicamente la felicità di un marito e di un figlio diciasettenne, ma le ha anche dato la possibilità di restare in contatto con l'amore grazie alla natura sempre così generosa, che ha alleviato quel senso di 'mai più' e del 'Amore, dove sei?' che quando arriva annienta l'anima; già perchè Laikipia è un luogo incantato di grandi valli e colline scoscese, savane dove cavalcavano branchi di zebre, elefanti ed antilopi.
Ora, di fronte a questa foto è difficile non preparare la valigia e dire "esco un attimo, torno subito, ma non aspettatemi per qualche anno", soprattutto in un paese come l'Italia, che negli ultimi decenni ha visto trasformare molti quadri ameni di campagna in supermercati del cemento, snaturando i luoghi privandoli di senso e dimensione.
Kuki Gallmann a tal proposito scrive: 'A Milano l'aria odora d'armadi chiusi di naftaline stantie di polveri sparse a uccidere esangui parassiti di città'
Ovunque si costruisce nel nome di un progresso, che però non si prende cura della nostra anima nè la nutre, quest'ultima sempre più fragile e pacchiana. Il vuoto, il nulla bussa alle nostre vite. Benvenuti nella casa del Grande Fratello, spiritualmente ritardato. Si soffoca, quando invece il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l'avventura. La gioia di vivere deriva dall'incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell'avere un orizzonte in continuo cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso. Il medesimo concetto così viene espresso da Kuki Gallmann in poesia:
io penso evasioni
piccoli aerei come palloni precari
sospesi su paesaggi che non ho visto
fughe di zebre in tramonti rossi
palme diverse su spiagge sconosciute
voli di farfalle
imbazzarrite sul ravizzone dell'infanzia
e con i gabbiani della fantasia
plano su velieri misteriosi
fluttando volo
seguo la scia dell'avventura che fugge

Sveva Gallmann, figlia di Kuki Gallmann e Paolo Gallmann, nata il 18 Agosto 1980, tra i Maasai adorni dei colori rituali.

Torniamo alla veranda, già perchè in lontananza si sentono i lamenti dei sciacalli e delle iene erranti, dagli "occhi lucenti vedi e argento nella luce dei fari". Una straordinaria sensazione di libertà. Non semplicemente la libertà data da vasti spazi aperti.. ma la libertà di scelta, quella che abbiamo perso in quanto prigionieri.

La veranda dei Gallmann. 'La mia casa è alta ma sento i rumori dell'erba, gli alberi entrano con nidi dalle finestre spalancate'. La veranda che si protende su 'distanze intatte come una piattaforma spaziale per un viaggio cosmico'.

Ol Ari Nyiro Ranch, i luoghi dove Kuki Gallmann ha realizzato i sogni di bambina, confidando di essere stata infelice davvero solo quando ha dimenticato "here and now"; così descrive questi posti "Nei tramonti si sparge una polvere d'oro e aderisce ai cespugli trasfigurandoli. Luce densa di miele cola dalle colline e cangia in porpora"

L'anima farfalla di Kuki riesce a vedere, sentire e a comunicare , fino a gridare che "l'unica cosa che vince la barriera della morte è l'amore". Un amore generatore, quel generatore che ha dato tanto elettricità alla vita di Kuki; quell' amore con il quale "andava mano nella mano a guardare il tramonto ogni sera da un diverso colle" oppure alla Costa sull'Oceano Indiano dove Paolo Gallmann amava pescare con il figlio, ai Caraibi, Seychelles, Madagascar, mentre Kuki fantasticava di pirati arabi con i turbanti allentati dal monsone che inseguivano rotte remote d'avventura.

Kuki Gallmann con in braccio Sveva e vicino il giovane figlio Emanuele che scomparirà tragicamente pochi mesi dopo per il morso di una vipera, il 12 Aprile 1983. Emanuele infatti, amante sin da piccolissimo della natura e degli animali, aveva dopo la morte di Paolo, sviluppato la sua passione di sempre per i serpenti. Kuki avrà a dire ' Seppellire iun marito è stato duro, sepellire il mio unico figlio è contro natura'. In sua memoria ed in quella del marito morto il 19 marzo 1980 in un incidente stradale mentre portava la culla per la bambina che doveva nascere, ha fondato nel 1984 la Gallmann Memorial Foundation, un'organizzazione che si occupa della salvaguardia dell'ambiente.

L'entrata della Gallmann memorial foundation

Kuki, dopo la morte del figlio, scriverà:

Ti cercherò per sempre

e ti vedrò in ogni fiore

in ogni uccello, in ogni tramonto rosso

in ogni serpente che striscia via:

perchè tutto ciò che è bello

sarà te, per sempre.

Tutto ciò che è giovane e fiero

tutto ciò che è buono e forte.

Ma la Kuki ogni tanto si ricorda di Venezia? Come no! In 'Il colore del vento' menziona i tramonti sulla laguna e confida di parlare spesso di Venezia con Paolo, suo marito, perchè erano legati alla città da molti ricordi e numerose visite..insomma Venezia è per sempre come lei stessa afferma. 'Quando Venezia odora d'acqua nelle mattine io voglio camminare salendo i ponti a passi lunghi lasciar venire il vento lasciare quella luce celeste dorarmi gli occhi. Venezia odorerà di mattine avrà la luce dell'acqua riflessa nelle imposte entreranno voci in dialetto e sciabordio di remi volando colle ultime rondini. Nei caffé siederemo coi piccioni bevendo vino bianco come turisti meravigliati'. Più volte ricorda come il figlio Emanuele, fosse nato a Venezia, mentre nevicava e faceva freddo e che morì sotto il cocente sole africano.

'Le acacie di trine e ragnatele, la bellezza di questo paese mi ha fermato il cuore' ha detto Kuki Gallmann

Mentre io nascevo il 10 Luglio 1979, Kuki Gallmann a Nairobi scriveva queste bellissime parole al suo amore Paolo:

Voglio arrendermi

alla gioia di sceglierti.

Voglio che tra noi per un attimo

si fermi il tempo

nei tuoi occhi voglio guardare

inseguendo l'infinito

Parole ancora più belle dopo la morte di Paolo: "Mi ascolti, dal tuo nuovo paese, questa notte di sbigottimento mi ascolti Paolo, lo sai che ti amo che la mia vita è un niente grigio futuro senza allegria senza spasimi di vita..tu la vita, tu la grinta di gioia, tu il sole, tu il nostro significato...Paolo per sempre, per sempre, per sempre Paolo sei diventato tutto".

Sulla tomba del marito defunto Kuki Gallmann ha piantato un'acacia della febbre gialla, il suo albero preferito. Il figlio Emanuele è stato sepolto anch'egli sotto una acacia vicino a Paolo, con la vipera che l'ha ucciso (dente per dente). Tutte le sere Kuki racconta di far accendere un fuoco per vegliare sulle tombe e di far risuonare delle canzoni così amate da Paolo.

'C'è un posto vuoto alla mia tavola, è preparato per te Emanuele. Al tuo posto c'è un ibisco rosso, è preparato per te'. L'ibisco rosso è il fiore preferito dai Gallmann.

Tipico paesaggio della Laikipia.

Kuki sa che attraverso la sofferenza si cresce. 'In un attimo tra la speranza e la disperazione. tra la vita e la morte, tra il prima e il dopo, ho capito che questa natura che ci crea, ci nutre, ci distrugge e ci sopravvive impassibile, va rispettata e curata come l'unica certezza vera. Perciò Laikipia diventerà la sede di una fondazione alla loro memoria. dpve giovani entusiasti come è stato Emanuele impareranno a conoscere, a utilizzare e a proteggere quell'ambiente che Paolo e Emanuele amavano e capivano. La vittoria dell'amore contro il dolore, lo spreco e la morte.'

Dice Kuki 'Anche le stelle muoiono eppure ne vediamo ancora la luce'.

Un giardino ben curato di un ranch in Laikipia. I fiori dovrebbero essere gli ibischi.

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martedì 5 febbraio 2008

Christopher Mccandless: "la felicità è tale solo se condivisa"

Autoscatto di Christopher Mccandless
Una frase sottolineata da Chris nel libro "La felicità familiare" di Lev Tolstoj: “Volevo il movimento, non un esistenza quieta, volevo l’emozione, il pericolo, la possibilità di sacrificare qualcosa al mio amore. Avvertivo dentro di me una sovrabbondanza di energia, che non trovava sfogo, in una vita tranquilla
Particolare della foto di Christopher Mccandless
Christopher Mccandless, era un giovane di 24 anni, quando morì di stenti nelle sperdute terre dell'Alaska. Ha lasciato come testamento questa istantanea, una fotografia ottenuta con l'autoscatto, con la quale bisogna confrontarsi; le gambe accavallate ed una postura rilassata, una camicia di lana spessa o flanella a quadri, gli stivali, la barba incolta ed i capelli disordinati del viaggiatore, l'espressione serena, un sorriso eterno di chi guarda alla macchina fotografica con l'intenzione di lasciare un ricordo sereno; quante volte si indossiamo vestiti scargianti per attirare l'attenzione, colori spesso ottenuti attraverso processi chimici di lavorazione industriale? Eppure i colori tenui della terra che indossava Mccandless, attirano per la loro semplicità e si confondono perfettamente con il contesto ambientale in cui si trovava, compreso quel bus 142, che per tanti giorni lo ha riparato dal freddo e dalle tormente di neve. Christopher Mccandless, cercava a tal punto di confondersi con Madre Natura, di mimetizzarsi, di essere un tutt'uno, che ha pagato con la vita, diventando cenere e ritornando polvere.
Davanti a questa fotografia, ogni coscienza si confronta volente o meno con i temi ancestrali della libertà dell'essere umano e della sua autenticità; quante persone in carriera, dal dirigente all'operaio sono tanto infelici tanto più sono permeati dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo; certo quest'ultimi sembrano assicurare una pace dello spirito, una agiatezza, che sono però il principio della fine. La vita scorre. Christopher, complice la giovane età e sicuramente una sensibilità rara, non ha accettato il compromesso, che una società come la nostra ormai pretende ed impone, non ha permesso al compromesso di annientarlo, ma ha portato fino agli estremi il pensiero spartano per il quale, i soldi, le comodità, le agiatezze, indeboliscono e rendono impuro l'uomo.
Christopher nella fotografia, non ha l'aria di uno che ha posizionato la macchina fotografica con l'autoscatto ed ha corso trafelato per mettersi in posa, prigioniero di quei 10 secondi che si hanno a disposizione. Non si spiegherebbe la posizione con le gambe a cavalcioni. Non è prigioniero neanche del tempo, è libero da qualsiasi schema e dai ritmi frenetici. Ammesso che sia veramente un autoscatto, sembra che la fotografia sia stata scattata in modo impersonale.
La morte è tragicità, ma è anche un evento improcrastinabile per tutti; Christopher l'ha affrontata serenamente prima degli altri, inconsapevole del fatto che più cercava come un eremita l'assoluta pace dei sensi e dello spirito nelle sperdute lande dell'Alaska, e tanto più avrebbe fatto poi eco la sua storia, echeggiata in un libro e in un film, Into the Wild, in questi giorni nella sale cinematogragiche. Forse avrebbe voluto vivere e la giovane età l'ha tradito, forse quella fotografia era stata scattata per essere mostrata di persona a sua madre dopo un lungo abbraccio, forse è il saluto consapevole di chi ha capito che è finita; ma questa è una curiosità, tipica di chi vede un film; soltanto Christopher conosce la verità, ed il suo cuore, che ora batte in chi ora legge la sua storia, conosceva la leggerezza del vento, la maestosità delle montagne, la purezza dell'acqua e della neve cristallina, lo spettecolo di un fazzoletto di terra ancora incontaminato.
In questi anni, connotati proprio da una contagiosa mediocrità delle persone nel loro animo, standardizzato dai mass media, uomini d'azione senza scrupoli, stanno rovinando questo pianeta, con politiche insostenibili per la terra e per le persone sensibili che ancora la abitano. Sono loro ad aver ucciso Christopher; è da loro che Christopher scappava. Cercava l'autenticità di un rapporto sano con la natura, un dialogo con essa, impossibile li dove colate di cemento e tempeste di insegne pubblicitarie impediscosco la ricerca della verità. In fondo la vita, se è vera è per forza avventurosa, a meno che non si stia comodi sempre sotto lo stesso sole e lo stesso focolare, e se è avventurosa, allora diventa proprio come quella partita a scacchi con la morte che si gioca nel film di I. Bergman "Il Settimo Sigillo" di cui vi propongo ora la parte in questione.

video

Giocheresti a scacchi con la Morte rischiando continuamente di perdere la tua vita pur di difendere la tua autenticità, la tua purezza, in una eterna ricerca di nuove verità?
Christopher l'ha fatto, e la Morte l'ha sopraffatto. Ha apparentemente "perso" con il sorriso sulle labbra, dando però all'Uomo l'occasione di meditare sul perchè i nostri figli, giocano partite più grandi di loro, come un branco di balenottere che si vanno ad arenare, morendo inspiegabilmente sulla spiaggia. Cosa stiamo facendo di noi, cosa stiamo facendo di questo pianeta.
Christopher, proprio verso la fine della sua esistenza, conquista una verità disarmante per la sua semplicità: la felicità è tale, solo se condivisa; ed allora in un inno alla vita, è giusto vedere nella foto che ci ha lasciato Christopher, la volontà di condividere la sua gioia con tutti coloro che avessero potuto un giorno vedere quella foto... ed io per questo gliene sono grato.
Per la storia completa di Christopher Mccandless clicca qui

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sabato 12 gennaio 2008

'Into the wild'

Sicurezza, conformismo , tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà sono la ricetta dell'infelicità; non esiste niente di più devastante che un futuro certo.Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l’avventura. La gioia di vivere deriva dall’incontro con nuove esperienze e quindi non esiste gioia più grande dell’avere un orizzonte in continuo cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso.

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On the road with Christopher McCandless: INTO THE WILD

Christopher McCandless, morto a 24 anni, "cavaliere solitario che misura se stesso sulla capacità di sopportare la privazione. Di ogni cosa: della civiltà, delle comodità, del cibo, dell'amore, del consenso" pur di abbracciare la Natura. Nel 1992 Chris aveva vent'anni una famiglia pronta a dargli ogni bene di lusso e una brillante carriera davanti a sé. Ma girò le spalle a tutto. Non gli interessava. Anzi, peggio: lo allontanava da se stesso, dal significato di essere Uomo. Così bruciò la macchina, regalò i suoi risparmi e senza nulla se ne andò verso l'Alaska per vivere, anzi sopravvivere, solo grazie alla forza e alla capacità di capire la natura. (tratto da il Venerdì di Repubblica, numero 1034 11 Gennaio 2008)

Locandina del film "Into the Wild"

Finalmente un film, "Into the Wild", che intercetta i pensieri di tanti giovani. Quei sogni che la politica, il potere, non saranno mai in grado di cogliere.

Il film è tratto dal best seller di Jon Krakauer, Nelle terre estreme, (Corbaccio).
Chi non ha per una volta pensato, "appena mi laureo, me ne vado" oppure "vado a lavorare all'estero, in un paese lontano"? Chi si sente veramente libero?
Io ci penso continuamente e so che presto o tardi avverrà, sto solo aspettando, come sempre che passi il treno giusto con dentro le persone... che sto aspettando. Nel frattempo mi godo "Into the Wild", che è fantastico ancora prima di vederlo..
Potrei scrivere tantissimo, a riguardo, di quelli che sono i miei sogni, i miei progetti, ma in fondo, è più la paura che parlandone evaporino...quindi preferisco limitarmi a riportare quanto scritto da altri: Angelo Calianno.
Angelo Calianno di 26 anni, sono pugliese, e viaggio per passione da quando avevo 18 anni, ho vissuto due anni a Londra e una volta l'anno scappo in Africa o in Sud America per minimo un mese. Per il momento non ho un lavoro fisso, perchè questo mio prendere e lasciare lavori per poi partire mi crea qualche problema, quindi faccio una miriade di lavori, l'interprete, il barista, lo scrittore Free Lance, e il collaboratore con agenzie di viaggio e Tour Operator. Tratto da: http://www.inafrica.it/
CORAGGIO DI PARTIRE (di Angelo Calianno) http://senzacodice.blog.co.uk/
Nell’agosto 1992, a nord del monte Mckinley, in Alaska, un cacciatore di alci trovò in un vecchio autobus abbandonato, il corpo di un ragazzo, ormai in decomposizione. Accanto al corpo senza vita, qualche libro e un diario. Un diario firmato con uno pseudonimo che il ragazzo aveva usato fino a quel momento, Alexander Supertramp, ma il vero nome del ragazzo come si sarebbe scoperto poco dopo era Chris McCandless. Ma chi era Chris McCandless e cosa ci faceva una ragazzo così giovane, solo e sperduto nelle foreste dell’Alaska? Nel 1990 dopo aver conseguito con il massimo dei voti una laurea, Chris, un ragazzo di 22 anni e di buona famiglia, prese tutti i suoi risparmi (25 000 dollari) e gli diede in beneficenza, bruciò la sua auto e sparì dalla circolazione, per sempre, uniche tracce, i suoi appunti sul diario e la gente che incontrò sul suo cammino. Con poche righe spiegò ad amici e famiglia che non ne poteva più della sua vita normale e voleva abbracciare la natura. John Krakauer, uno scrittore americano ma prima di tutto un avventuriero ed un alpinista, affascinato dalla storia di Chris, decise tramite gli appunti nel diario e gli indirizzi annotati, di intervistare chiunque avesse incontrato Chris, chi gli aveva dato un passaggio, le persone per cui aveva lavorato in piccoli fast food o in fattorie sperdute dell’American del nord, chi l’aveva ospitato o semplicemente, fatto una chiacchierata e preso il suo indirizzo, raccolse tutto questo in uno splendido libro, ormai quasi introvabile “Into the Wild” (Nelle Terre Estreme, nella versione italiana) Quello che ne emerse fu incredibile, tutti, nessuno escluso ricordavano quel ragazzo con grande affetto, Chris aveva come unica filosofia, quella di lasciare il posto in cui si trovava, appena ci si fosse trovato bene, la sua sfida era….mettersi alla prova ogni giorno, e come ultima destinazione, arrivare nella fredda Alaska, lì dove finalmente avrebbe potuto abbracciare la natura che da tanto cercava. Chris si muoveva per l’ovest americano lavorando ovunque gli capitasse, fino a mettere da parte i soldi necessari per la partenza successiva, da tutti veniva ricordato come un ragazzo taciturno e lavoratore, e sempre con il sorriso sulle labbra. Il corpo di Chris venne ritrovato nell’estate del 1992, nel vecchio pullman abbandonato c’erano graffiti e passi sottolineati di alcuni libri come quelli di Tolstoj, Kerouac, Jack London ecc. Il motivo della morte di Chris tutt’ora non è stato chiarito, lo stato di decomposizione non permise una autopsia accurata, Chirs potrebbe essere morto di stenti, freddo oppure avvelenato da alcune radici di cui si era cibato.Lo scherzo del destino fu che la salvezza per Chris era soltanto a pochi kilometri dall’autobus abbandonato, infatti a un’ora di cammino avrebbe trovato sia la strada, che un capannone per i rifugi usato dai Rangers, ma lo spirito di Chris gli aveva sempre imposto di viaggiare senza una mappa, quindi, lui ignorava tutte queste cose. Tra le tante persone con cui parlò, ci fu qualcuno che affezionò al ragazzo più degli altri, un anziano signore che incontrò Chris mentre faceva autostop, insieme viaggiarono da Salton City fino a Grand Juction in California. L’uomo si chiamava Ronald A. Franz, (uno pseudonimo su richiesta dell’uomo) una persona sola, in pensione e molto insoddisfatta della propria vita, Ron non voleva più separarsi dal suo nuovo giovane amico, ma sapeva di non poterlo fermare. Ecco alcuni stralci delle lettere che Chris scrisse a Ron: “Ron, apprezzo sinceramente l’aiuto che mi hai dato e i momenti che abbiamo trascorso insieme. Spero che la nostra separazione non ti abbia depresso troppo. Potrebbe passare molto tempo prima di rivederci ma, ammesso che io superi l’affare Alaska tutto d’un pezzo, riceverai di sicuro mie notizie. Vorrei ripeterti solo il consiglio che già ti diedi in passato, ovvero che secondo me dovresti apportare un radicale cambiamento al tuo stile di vita, cominciando con coraggio a fare cose che mai avresti pensato di fare o che mai hai osato. C’è tanta gente infelice che tuttavia non prende l’iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo , dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà, non esiste niente di più devastante che un futuro certo.Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l’avventura.La gioia di vivere deriva dall’incontro con nuove esperienze e quindi non esiste gioia più grande dell’avere un orizzonte in continuo cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso. "Spero davvero, Ron, che non appena ti sarà possibile, lascerai Salton City, attaccherai una roulotte al camion e comincerai a goderti il grande lavoro che il Signore ha compiuto nell’ovest americano,vedrai cose, conoscerai gente, e ti insegneranno molto. Dovrai farlo in regime d’economia, niente motel, preparati da mangiare da solo e, come regola generale, spendi il meno possibile, perché così ti ritroverai ad apprezzare immensamente ogni cosa.Spero che la prossima volta che ti vedrò sarai un uomo con una sfilza di nuove esperienze e avventure alle spalle.Non esitare o indugiare in scuse.Prendi e vai, Sarai felice di averlo fatto.Riguardati." Alex.
L’ottantenne Ron, venne così colpito dalle parole del giovane vagabondo che vendette la sua casa e i mobili per comprarsi un Caravan, ci mise dentro un letto, un’attrezzatura da campeggio e cominciò a viaggiare lungo l’ovest Americano, Ron arrivò fino alla Bajada, stesso posto dove si era accampato mesi prima Chris, si fermò lì, in attesa del ritorno del suo amico, che purtroppo non avvenne mai.
Molti furono i giovani impressionati dalle gesta di Chris, qualcuno lo paragonò ad un moderno profeta, altri usarono parole taglienti accusandolo di dare cattivo esempio per i giovani che cercano di farsi strada nella società. Per me invece, come per tanti altri, Chris fu la prima spinta a viaggiare, per me come per tanti altri, Chris rappresenta il coraggio di mettersi uno zaino sulle spalle per affrontare realtà che non avrebbe mai immaginato, questa di Chris, è solo una delle tantissime storie, che si può incontrare viaggiando. Angelo Calianno
Una frase sottolineata da Chris nel libro "La felicità familiare" di Lev Tolstoj : “Volevo il movimento, non un esistenza quieta, volevo l’emozione, il pericolo, la possibilità di sacrificare qualcosa al mio amore. Avvertivo dentro di me una sovrabbondanza di energia, che non trovava sfogo, in una vita tranquilla”
Per approfondire l'intera vicenda di Chris McCandless puoi visitare http://www.sciretti.it/2008/04/una-storia-vera-un-viaggio-nella-natura.html

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