venerdì 30 maggio 2008

L'Uomo delle piante: ma voialtri no gavè na casa vostra?

Ma no gavé 'na casa, cio'! Maaaama mia dami 100 lire che in America voglio andaaar...
Soréa, vuto 'na bea pianta?! Varda, par el moroso de la moglie...varda che vialtri che fa, varda, varda...Varda che bea, varda...garantita tre ani, SA'!Vara che altro, vara...
Vara che altro, vara...Ma voialtri no gavé na casa vostra? Vara, garantita tre ani, vara che bea, garantita tre ani...No eà more mai come Prodi, questa SA'!..
de schei no ghe ne pi!!!
(conversazione dell'Uomo delle piante - Venezia)
Uomo delle piante. L'uomo ama le sue piantine come delle figlie. L'ho sentito personalmente dire in veneziano ad una signora "No signora a lei non gliele vendo le piantine perchè me le fa morire". Insomma non tutte le Siore possono vantare di essere clienti dell'uomo delle piante.
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La città di Venezia è unica nel suo genere. La sua unicità contagia antropologicamente gli animi dei suoi abitanti che incontrandosi nelle calli creano conversazioni uniche nel loro genere. C'è un uomo, che chiameremo Uomo delle Piante (il suo vero nome sembra sia Adriano) che rompe però ogni schema convenzionale e che chi vive o frequenta Venezia non può non conoscere; questo strano personaggio, omino di bassa statura, si dice provenga dalla campagna veneta.
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L'uomo delle piante ripreso nelle calli veneziane.
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Si aggira in zona Dorsoduro, campo Santa Margherita, stracarico di piante e piantine di ogni genere come sopra nella fotografia, invitando le Siore veneziane ad aquistare i propri prodotti con canti ed espressioni in dialetto veneziano davvero esilaranti. Non è possibile quantificare i sorrisi che l'uomo delle piante abbia strappato ai lavoratori e agli studenti che stancamente si recano a lavoro o a lezione.

Video dell'uomo delle piante, che lo ritrae mentre lancia il suo urlo di battaglia "Voglio morireeee!" (qualcuno gli dice scherzando "Non morire adesso però") e poi un "Io non ci sto! " che ricorda il « A questo gioco al massacro io non ci sto » del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Dal messaggio straordinario alla nazione andato in onda a reti unificate alle ore 22 e 30 circa del 3 novembre 1993)

Canta, urla e grida, l'uomo delle piante che non si è ancora normalizzato: il suo "non voglio morire" fa sorridere ma lascia anche una vena di malinconia, come se la parte di Venezia più viva e vera si stia effettivamente spegnendo.

Pietro Fragiacomo, Venezia povera, cm. 78 x 147 Valdagno (Vicenza) Raccolta privata Giuseppe Bernardino Bison, Veduta di un'isola della laguna, 60 x 92 cm Lucca, collezione privata.

Guglielmo Ciardi, Mattino di Maggio, cm. 57 x 75 Museo d'Arte Moderna Ca' Pesaro Venezia

C'è qualcosa in questi quadri, un qualcosa di importante che Venezia sta perdendo sempre più in modo inesorabile. Vorrei sintetizzare quel qualcosa nel termine "autenticità", ma non rende del tutto l'idea. Non è facile da spiegare....

"le difficili condizioni ambientali hanno, per così dire, imposto agli abitanti delle lagune sia lo spirito d’iniziativa, sia lo spirito comunitario, che maturati nel tempo, costituiscono, in fondo, il vero segreto della straordinaria longevità di Venezia come Stato indipendente". A. Zorzi, La Repubblica del leone. Storia di Venezia, Bompiani, Milano 20022, p. 8

Lo spirito comunitario....

I valori e i caratteri originari, che hanno fatto da fondamenta alla coesione della civiltà veneziana, non sono più i caratteri dominanti di oggi; ciò vale soprattutto per la politica e l’atteggiamento che si sono adottati nei confronti della laguna e di questi luoghi, ben diverso dal rispetto quasi sacrale che avevano gli antichi. Sotto il governo della Repubblica, la preservazione della laguna era immedesimata infatti con la conservazione della prosperità politica dello Stato, anzi della sua stessa esistenza. (vedi mia tesi di laurea "Il paesaggio della Gronda della laguna Nord" pagg. 233 - 234)

Quella condivisione di ideali e valori autentici che se fosse stata ancora viva e vigile non avrebbe certamente permesso che Venezia diventasse un luogo di speculazione ove concepire un quarto ponte sul canal Grande piuttosto di una abberrante sublagunare. Non avrebbe permesso che la laguna fosse violentata da delle multinazionali senza scrupoli. Non avrebbe permesso a delle enormi navi da crociera di arrivare arrogantemente nel bacino di San Marco. Adesso mi è un po' più chiaro: il proprietario di una malga in trentino quando va a far legna, o va a funghi, o va a far pascolare le mucche nella valle che abita, sente quella valle sua, di sua proprietà, anche se molto probabilmente concretamente lo spazio gli è soltanto stato dato in concessione. Il Veneziano invece non percepisce più la sua città, è soggetto ad una diaspora che lo costringe a trasferirsi in terraferma e l'invasione di multinazionali che acquistano case e palazzi per farne bed and breakfast ed alberghi è soltanto la spartizione di parti della città che sulla carta sono già state vendute.

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